La storia della Colomba. Come è nata e chi l’ha inventata.

Le origini della Colomba: tra miti e leggende

La Colomba – dolce di pasta lievitata simbolo della tradizione di Pasqua – trattiene nel suo impasto secoli e secoli di storia. Di miti e di leggende. Tra i diversi racconti che animano la cultura del dolce, ve ne raccontiamo tre, estremamente curiosi.

La prima leggenda si situa nel periodo dell’Alto Medioevo e vede come protagonisti la regina longobarda Teodolinda e il santo abate irlandese San Colombano. Attorno al 612, durante il periodo di Quaresima, il monaco si trova a passare nel Nord Italia, nel luogo in cui ora sorge Pavia. Per l’occasione viene invitato dai sovrani a un sontuoso banchetto, ma ahimè a base di selvaggina. Colombano, per non offendere la regina, superò con diplomazia la situazione affermando di voler benedire le carni prima di mangiarle. Durante il rito la selvaggina si trasformò in colombe di pane bianco. Il “miracolo” colpì così tanto Teodolinda che decise di donare al monaco il territorio di Bobbio, dove nacque l’Abbazia di San Colombano.

Un’altra storia – che vede sempre come protagonista il regno longobardo – racconta che la prima Colomba pasquale apparve durante l’assedio di Pavia, intorno alla metà del VI secolo. Secondo la leggenda, il re Alboino, conquistata Pavia dopo tre anni di assedio, si vide ricevere in segno di pace un pane dolce estremamente gustoso, a forma di colomba. L’inaspettato dono da parte della popolazione fece decide il re longobardo di salvare la città dal saccheggio imminente. Era la vigilia di Pasqua.

Il terzo mito si situa, invece, un pochino più avanti nel tempo. Durante la battaglia di Legnano, nel 1176, apparvero tre colombe a veglia delle insegne della Lega dei comuni lombardi contro Federico Barbarossa. I volatili vennero considerati il simbolo di una protezione divina  e così, in seguito alla vittoria della battaglia, si confezionarono dei pani a forma di colomba.

La Colomba milanese e quella siciliana

Le ricette originarie dei pani bianchi e dolci a forma di volatile differiscono molto da quella che oggi conosciamo tutti. Essa nasce da un’idea commerciale nel 1930, a Milano.

Fu, infatti, Dino Villani, direttore pubblicità della ditta milanese Motta, ad avere l’idea straordinaria e vincente di questo dolce pasquale. La ditta in questione – già celebre per i suoi panettoni di Natale – per sfruttare gli stessi macchinari e gli stessi ingredienti anche nei mesi successivi, ideò un dolce simile al panettone ma destinato alla festività della Pasqua. Così nacque la Colomba. Un dolce che sfrutta le stesse procedure di preparazione dei dolci tipici natalizi e che prevede, allo stesso modo, l’utilizzo di ingredienti quali farina, burro, uova, zucchero, buccia d’arancia candita e ovviamente le mandorle.

In tempi più recenti, si sono create numerose altre varianti del dolce Colomba. C’è quella impreziosita di creme varie o quella resa ancora più semplice dall’assenza di canditi o di mandorle.

E’ opportuno sottolineare la presenza di altri dolci a forma di colombella che esistevano, già prima del 1930, dall’altra parte dell’Italia, in Sicilia. Nella zona di Ragusa, in effetti, era usanza preparare durante la Quaresima dei piccoli panini a forma di colomba. L’impasto era molto asciutto e composto da albume, zucchero, farina forte e cannella che cuocendo diventava duro e croccante donando alle realizzazioni il nome di Pastifuorti.

Entrambe le Colombe (quella milanese e quella siciliana) sono state ufficialmente inserite nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e riconosciute come tipiche dei rispettivi territori.